E’ finalmente arrivata quella serie che in tanti stavano aspettando: la versione speciale dell’X Max, lo scooter della Yamaha che unisce comfort ed estetica con materiali e designer di ultima generazione. Una tradizione, quella delle XMax, che ha avuto inizio nel 2009 con il Black Max, per poi passare al 2011 con lo sport MaxBlack Max; nel 2013 è stato prodotto il Momo Design e nel 2016 è arrivata la prima versione dell’Iron Max.Quello di oggi presenta un kit che migliora e non poco sia il confort in sella che il look, oltre che la bella colorazione Sword Gray. Questa versione è dedicata come di consueto alle tre cilindrate della famiglia (125, 300 e 400 cc): e può essere arricchiat come di consueto attingendo dal vasto catalogo di accessori oppure scegliendo uno dei tre pacchetti speciali Urban Pack (plexi alto, portapacchi, bauletto da 39 litri con divisorio e borsa, schienalino imbottito), Sport Pack (plexi sportivo basso fumé, portatarga alleggerito e cover in plastica), Winter Pack (manopole riscaldate, telo coprigambe, indicatore dello stato di carica della batteria, caricabatteria).
A “trasformarlo” in Iron Max ci sono le pedane poggiapiedi in alluminio, la sella supercomfort con cuciture a contrasto, che richiamano quelle dei pannelli imbottiti applicati sullo scudo, e la cornice della strumentazione in alluminio, con finitura satinata. Questo tocco va a sommarsi alla già completa dotazione di serie, che comprende l’accensione Smart Key (la chiave può restare nella tasca del giubbotto), il quadro strumenti analogico/digitale multifunzione, le luci anteriori e posteriori a LED (queste ultime fumé), la presa da 12 V. Apprezzabile il vano sottosella, con illuminazione interna a LED, capace di ospitare due caschi integrali.
Il DNA sportivo è puntualizzato dalla forcella a doppia piastra (come sul TMax), di derivazione motociclistica, dal controllo di trazione (TCS) disinseribile e, ovviamente, dalle caratteristiche del motore Blu Core, che abbina doti prestazionali ed efficienza di funzionamento che lo rende anche parco nei consumi.
Il modello che abbiamo provato è quello con motore 300 cc, miglior compromesso – per dirla come ha spiegato Yamaha – fra una vocazione City e Suburb, il che significa dedicato a un utilizzo principalmente casa/ufficio, guidando anche su strade a scorrimento veloce senza farsi mancare qualche puntata fuoriporta, magari in due, con un bagaglio minimal. Lo abbiamo provato in un impegnativo percorso partendo da Roma fino ad arrivare nell’Abruzzo montano: percorso misto quindi, per un tratto sull’autostrada A24 e per il resto nelle impervie strada del Parco del Velino Sirente.
Buona la ciclistica, sia come geometrie, sia come struttura del telaio e qualità della forcella. Il motore, che fra le auto si sente imbrigliato, può finalmente esprimere il suo potenziale e accelerare con una buona progressione fra una curva e l’altra, tanto ci pensa il controllo di trazione (disinseribile) a tenere a bada il posteriore. Inoltre la risposta degli ammortizzatori è a volte brusca mentre l’ABS entra costantemente.
Uno scooter che da grande soddisfazione, in questa categoria, su un percorso misto, anche impegnativo, ma non eccessivamente lungo: dove alla velocità si unisce il grande confort, non sempre scontato per un 300.
Lorenzo Palma