Molti i distillati che ci hanno colpito: di seguito una selezione di quelli che riteniamo essere degni di particolare attenzione per caratteristiche e peculiarità.
RUM 1919 di Angostura.
Invecchiato in botti di quercia americana dal caldo e spiccato color ambra eccezionalmente limpido. Il bouquet richiama aromi di cacao, vaniglia e caramello mentre le note iniziali sono tostate e quelle finali calde. 1919 perché in quell’anno la distilleria e il magazzino delle botti vennero distrutte da un incendio.
Havana Club Choiba Atmosphere.
Presentato nell’edizione Showrum 2015 di Roma, da allora è stato un crescendo di consensi e di consumi. Nasce dall’abilità di due massimi esperti nel campo del rum e dei sigari: il maestro Asbel Morales, e il più rinomato Habanosommelier di Cuba, Fernando Fernandes Miliàn. E’ un blend perfetto per chi ama abbinare questo distillato con i sigari, in particolare un Cohiba Siglo VI.
Don Papa
Parla filippino questo straordinario rum dal packaging davvero artistico, conosciutissimo dagli enotecari e ricercatori del settore. Presente nella ristorazione ci ha colpito la sua fragranza, morbidezza con una persistenza dolce in finale, e può sostituire il classico amaro “all’italiana” a fine del pasto. Un rum da degustare su larga scala. La sua produzione, in particolare quella “Sette anni” è in espansione: solo 3 anni fa se ne producevano 30 mila bottiglie, per poi raddoppiarle fino ad arrivare quest’anno alle 100 mila. C’è poi la “10 anni”: edizione limitata in 6 mila bottiglie annue perché la sua caratteristica è quella di avere una evaporazione straordinaria in fase di affinamento ed invecchiamento. Ed infine la “perla” dei rum di Don Papa: si tratta del Rare Cask. Ogni etichetta è numerata e la sua produzione sfiora le 500 bottiglie annue. Una esperienza sensoriale irripetibile per una delle aziende più famose al mondo.
Parliamo ora del fantastico mondo della cachaça: acquavite brasiliana prodotta dalla distillazione della canna da zucchero.
Leblon
Siamo a Patos de Minias a sud di Brasilia, capitale politica del Brasile, dove viene prodotto questo rum completamente artigianale, dalla raccolta alla distillazione finale. I suoi tempi di lavorazione e produzione devono essere particolarmente brevi; l’invecchiamento avviene in botti di rovere dove precedentemente è passato il cognac. Dopo sei mesi di invecchiamento il Leblon viene imbottigliato ed assume così quella nota di canna da zucchero fresca.
El Tarasco
Una new entry per il mercato italiano per questo distillato messicano prodotto in altura, a 1.300 metri. L’espressione tipica è quella di una bottigliata chiamata dai messicani “Charanda”, con una storia vecchia di 300 anni. Puro succo di canna da zucchero coltivata su un terreno rosso ricco di ferro. Ci hanno colpito le sue note vegetali e vanigliate. Un particolare rum da meditazione.
Abuelo
Viene da lontano questo rum caraibico: ha infatti 109 anni di storia. Risale infatti al 1908 la tradizione della prima distilleria quando Don José Valera Blanco, un giovane immigrato spagnolo, aprì, nella cittadina di Pesé, la fabbrica di zucchero dell’allora, appena nata, repubblica di Panama. Fabbrica che, nel 1936, per la volontà dei tre figli del fondatore, si trasformò esclusivamente in una distilleria. Da allora la famiglia Valera si è affermata come la prima azienda produttrice di distillati di Panama. Da allora l’Abuelo diventa un distillato di eccellenza. Nella fabbrica di produzione troviamo oltre 100 mila botti per 22 milioni di litri di rum invecchiati in quasi mezzo secolo. Ottimo il rapporto qualità/prezzo. La particolarità di quest’ultimo è che il rabbocco nelle botti viene fatto con il distillato della stessa annata. Abbiamo degustato tre tipologie: “Oloroso”, dal retrogusto delicato con note speziate, invecchiato nelle botti di Burbon; “Napoleon”, stesso invecchiamento, uguale procedura di rabbocco ma invecchiato in botti precedentemente usate per il cognac. Infine il “Tawny”: decisamente per noi il più seducente, affinato nelle botti dove era stato invecchiato il Porto.
Dillon
Con questo rum è andata finalmente in scena la Martinica, paese caraibico con la sua storica distilleria Dillon. Padre fondatore ed ex comandante delle Brigate La Fayette, Arthur Dillon sposò una vedova creola e costruì la sua distilleria su una vecchia manifattura dove veniva lavorata la canna da zucchero. Si deve poi all’abate Jean Baptiste Labat che importo per la prima volta nei caraibi gli alambicchi, ad un salto di qualità nella produzione di questo rum.
Lorenzo Palma