Dopo l’attentato a Parigi alla redazione di Charlie Hebdo che ha provocato la morte di 12 giornalisti (20 nel complesso i morti tra mercoledì 7 e venerdì 9 gennaio) l’Europa è addolorata, infuriata e preoccupata di rivivere ancora una volta episodi di terrorismo.
A chi toccherà questa volta?
La mappa del terrore jihadista o di Al Qaeda in Europa ha già fatto vittime in Spagna e in Gran Bretagna, ora in Francia. E non si esclude l’Italia visto che tra gli arruolati integralisti ci sarebbero alcuni italiani o di origine italiana.
L’Italia è indecisa. Percepisce la minaccia ma non sembra convinta. Perchè non c’è un media satirico come Charlie Hebdo che mortifica i musulmani? O perchè il Tribunale de L’Aquila aderì alla richiesta di Adel Smith, presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola di Ofena? Lo definì cadavere in miniatura che turba l’animo sensibile dei bambini. Divenne un caso che fece un gran parlare sulla questione di togliere il crocifisso dalle scuole.
No, la questione è sociale e il problema è il difetto di integrazione.
Ad oggi sono circa 1 milione e 700 mila i musulmani nel nostro Paese secondo il Dossier statistico sull’immigrazione 2013, rapporto UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Vivono difficoltà quotidiane nel cammino dell’integrazione, a causa della diffusione, tra i cittadini italiani, di atteggiamenti negativi verso l’Islam. La direttiva europea 2000/43/CE dovrebbe assicurare un costante monitoraggio sull’effettiva applicazione dei principi di pari trattamento e denunciare episodi di razzismo. Ma così non è.
Già nel 2002 il rapporto di Osi – Open Society Institute (Fondazione privata impegnata nello sviluppo e realizzazione di programmi in materia di cultura, educazione, media, pubblica amministrazione, sanità, diritti umani e pari opportunità tra uomini e donne) aveva annunciato problemi di carattere sociale nell’immediato futuro a causa della rischiosa condizione di disparità tra religioni e in particolare nei riguardi dei musulmani. L’Osi mise in evidenza in Italia le discriminazioni per l’accesso al pubblico impiego, le difficoltà legate all’attività autonoma dei musulmani. Discriminazioni sia nell’affitto di alloggi privati che nell’assegnazione dei pubblici. Pregiudizi diffusi tra gli italiani e legati a stereotipi di origine mass-mediatica definiti spesso come i meno integrati nella società. Problemi nelle scuole e la riuscita scolastica inferiore alla media.
Il problema è dunque alla radice delle cose oltre che nei pregiudizi e nelle diversità. Bisognava impegnarsi a rispettare i diritti di tutti gli uomini e i principi dell’integrazione degli immigrati residenti, in particolare dei musulmani.
C’è ancora tempo per intervenire, qualcosa si può ancora fare.
Non è mai troppo tardi. Intanto oggi Charlie Hebdo esce in 3 milioni di copie distribuite in tutta Europa e in più lingue rispetto alle consuete 60.000. In prima pagina una vignetta di Maometto: il profeta con una lacrimuccia regge un cartello con la scritta: “Je suis Charlie”. Sulla sua testa campeggia la frase: “Tout est pardonné”, “E’ tutto perdonato”. La redazione di Charlie Hebdo ha deciso di rispondere così all’attacco che l’ha colpita.