Era il Papa di tutti. Amato e seguito dai giovani, uno di famiglia per i fedeli “adulti. Considerato un comunicatore molto efficace, moderno, empatico, sia all’interno della Chiesa che in altri ambiti, il rapporto con il mondo dei mezzi di comunicazione è stato uno degli emblemi del suo pontificato, visto come segno di “rottura” con i tradizionalismi del rapporto tra la Chiesa e i suoi “discepoli”.
LO STILE COMUNICATIVO DI PAPA FRANCESCO
Uno degli aspetti più apprezzati durante i suoi 12 anni di pontificato, è stato il linguaggio semplice, diretto e vicino alla gente – rompendo con le regole verbali che la dottrina teologica imporrebbe e che hanno caratterizzato l’operato di alcuni papi suoi predecessori -, permettendogli di arrivare al cuore di molte persone, anche non credenti o lontane dai precetti della Chiesa.
Evitando termini troppo astratti o tecnici, invece di parlare “cristologia” o “dottrina” , ha preferito espressioni come “incontro con Gesù, camminare insieme o custodi del creato”. A differenza di chi lo ha preceduto, che si esprimeva in maniera molto più accademica, Bergoglio utilizza un linguaggio accessibile, fatto di parole concrete e ricche di immagini, prese dalla strada, dalla famiglia o dal lavoro: i pastori devono avere “l’odore delle pecore” , per indicare che devono stare in mezzo alla gente e non distanti o il paragone della “Chiesa a un ospedale da campo“, che deve curare le ferire prima ancora di dare lezioni.
Ha sempre messo al centro le persone, comunicando con un linguaggio empatico, di coinvolgimento: parlava, infatti, spesso di alcuni aneddoti personali, tratti da esempi di vita quotidiana, mostrando una forte sensibilità verso le sofferenze e le ingiustizie. L’attenzione agli ultimi , i poveri, migranti, malati, detenuti rispecchiava il suo modo concreto quasi di comune riflessione sull’attualità.
Noto per il suo invito al dialogo con le altre religioni, culture e visioni del mondo, ha mostrato uno stile comunicativo di tipo inclusivo, con toni caldi e colloquiali, come si rivolgesse direttamente alle persone in una conversazione informale- ” fratelli e sorelle… per favore… non dimentichiamo che… ” – utilizzando spesso una buone dose di ironia e umorismo.
I SOCIAL COME OPPORTUNITÀ

Un Papa “social” si potrebbe tranquillamente dire: i selfie che si concedeva volentieri con i giovani e con le persone che glielo richiedevano, è stato un buon viatico per farsi riconoscere come un Pontefice moderno, vicino e favorevole alla tecnologia, vista come ” opportunità di relazione e di conoscenza concreta, e non come spazio a se stante, come molti – erroneamente – credono . È necessario che l’uomo non perda mai la sua capacità di dialogare e di rimanere in relazione con gli altri” ( Messaggio per la 48° Giornata delle Comunicazioni sociali – 2014)
Qual era, dunque, il suo rapporto con i social network?
Riteneva che avessero la capacità di avvicinare le persone, superando i confini geografici, diffondere messaggi positivi – come la solidarietà e la pace – attraverso la conoscenza del Vangelo, o di dare voce soprattutto in contesti di ingiustizia sociale. Nel 2019 ha affermato:
” La rete può essere uno strumento di comunione, ma deve essere costruita su basi etiche”.
Ha anche messo in guardia dai potenziali pericoli dei social stessi, derivanti dall’uso inappropriato, come l’isolamento e la chiusura: si può essere connessi col mondo e le persone ma – paradossalmente – essere o sentirsi soli. La dipendenza dal loro utilizzo, che può portare a fenomeni di superficialità, dirigono i soggetti “fragili” a introiettare i modelli proposti dai social come stile di vita quotidiana, con il rischio di vivere una vita “virtuale” e non reale. A questo proposito, l’attenzione che aveva per i giovani, ma non solo, ha fatto sì che l’invito alle responsabilità nell’utilizzo dei social, diventasse quasi un claim del suo pontificato:
” Non lasciamoci manipolare dalle emozioni veicolate da internet, ma verifichiamo sempre la VERITÀ”
“Abbiamo bisogno di una comunicazione che costruisca ponti, che unisca, non che separi. I social network sono una grande opportunità, ma dobbiamo fare attenzione a come li usiamo, perché non possiamo dimenticare che la parola deve essere sempre al servizio della verità ” ( Intervento durante la visita del Papa in Ecuador- 2015)

Il Papa stesso era molto attivo sui social, su X e Instagram, con il suo account @Pontifex, con milioni di follower: messaggi brevi, incisivi – come le “regole” dei social ci dicono – spesso legati ai valori della pace( valore che, soprattutto dallo scoppio della guerra in Ucraina e in Russia, sosteneva sempre).
LA RICERCA DELLA VERITÀ PER GIORNALISTI E COMUNICATORI SUI SOCIAL MEDIA

Una grande responsabilità per chi quotidianamente si impegna a trasmettere notizie e a comunicare contenuti. In particolare, Papa Francesco si è espresso in maniera incisiva sul ruolo degli operatori dell’informazione, quasi a voler creare una specie “netiquette” di comportamento. Peraltro, il rapporto con chi lo intervistava, è sempre stato diretto e cordiale, desiderando sempre incontrare il giornalista in persona:
- giornalisti e comunicatori hanno il dovere e l’obbligo di promuovere la verità combattendo la disinformazione ( o mala informazione) ,
- devono rispettare la dignità umana e proteggere le persone da attacchi ingiustificati;
- utilizzare i social per il dialogo costruttivo;
- educare all’uso RESPONSABILE dei social media;
- in generale, incoraggiare una COMUNICAZIONE ETICA, che rispetti i diritti, la verità, la solidarietà e contribuisca al bene comune.
” I giornalisti sono educatori. Hanno il compito di formare le coscienze dei cittadini, specialmente nel mondo digitale, dove l’accesso all’informazione è vasto e immediato”
Noi de l’Altraitalia faremo tesoro di tutto questo.
Grazie Papa Francesco
A cura di Chiara Vannini