Ne sono state vendute circa 300.000.000 di esempi nel mondo, esposta nei più importanti musei di design del mondo, come il Moma di New York: stiamo parlando della Moka da caffè della BIALETTI, storica azienda di Omegna ( Biella) – ora con i suoi stabilimenti situata a nel bresciano – che, per essere rilanciata sul mercato, ha stabilito rapporti azionari con un’azienda cinese: la NUO Capital (fondo d’investimento di Hong Kong legato alla famiglia reale del Lussemburgo), infatti, acquisirà la quota da Bialetti Investimenti S.p.A. (controllata da Francesco Ranzoni).
Motivi del rilancio ( sintesi)
1. Crisi finanziaria: Bialetti ha vissuto anni difficili a livello economico, con cali nelle vendite delle sue caffettiere tradizionali (come la moka) a causa dei cambiamenti nei consumi e dell’arrivo di macchine da caffè a capsule.
2. Indebitamento: L’azienda aveva accumulato molti debiti e faticava a riprendersi, nonostante vari tentativi di rilancio del marchio e diversificazione dei prodotti
3. Intervento di investitori esteri: Per evitare il fallimento, Bialetti ha aperto a capitali esteri. A un certo punto, il controllo è passato a fondi di investimento, tra cui uno con capitale cinese, che ha rilevato parte del pacchetto azionario e ha avuto un ruolo strategico nella gestione.
4. Globalizzazione e delocalizzazione: Parte della produzione è stata spostata in Cina per abbattere i costi, una scelta che ha portato a critiche ma era vista come necessaria per sopravvivere sul mercato globale.
Non è stata, quindi, “venduta ai cinesi” in senso diretto o improvviso, ma si è trattato di un processo dovuto a difficoltà economiche, con il risultato che capitali cinesi (tra gli altri) sono entrati nell’azienda per salvarla dal collasso.
Situazione attuale (2025) di Bialetti:
1. Proprietà e azionariato:

Attualmente Bialetti Industrie S.p.A. è ancora una società italiana con sede in Lombardia, ma una parte significativa del suo capitale è controllata da fondi d’investimento, tra cui HAT Orizzonte e altri investitori che nel tempo hanno rilevato quote per ristrutturare il debito. Alcuni di questi fondi hanno partnership o finanziamenti legati a capitali cinesi, ma la proprietà non è totalmente cinese. Più corretto dire che è “internazionalizzata”.
2. Situazione finanziaria:
Dopo anni di crisi, l’azienda ha avviato un piano di rilancio: ha puntato su prodotti innovativi, come moka elettriche e design moderni, e ha cercato di rientrare nei mercati con nuove strategie di marketing. Tuttavia, la concorrenza (soprattutto nel settore del caffè in capsule) resta agguerrita.
3. Produzione:
La produzione è oggi in parte delocalizzata (in Cina, Romania e altri paesi), ma alcuni prodotti iconici (come la Moka Express) vengono ancora assemblati in Italia, anche se non sempre al 100%.
4. Marchio:

Il brand Bialetti è ancora molto forte, soprattutto all’estero, dove è sinonimo di “caffè all’italiana”. Il famoso omino con i baffi (creato da Paul Campani) è ancora il simbolo del marchio.
Bialetti non è più la piccola azienda italiana a conduzione familiare, ma è ancora italiana nel cuore, anche se sostenuta da capitali esteri per restare in piedi nel mercato globale.
Al momento NUO Capital, che non è nuova al mondo dell’ ” italian industry”, non è ancora ufficialmente azionista di Bialetti Industrie, ma ha raggiunto un accordo vincolante per acquisirne il 78,6%: l’operazione vale circa 53 milioni di euro. Dopo l’acquisizione di Bialetti, verrà lanciata un’OPA (offerta pubblica di acquisto) sul restante capitale con l’obiettivo di delistare ( secondo le attività di delisting) Bialetti dalla Borsa Italiana. Se l’OPA andrà a buon fine, NUO Capital diventerà l’unico azionista o quantomeno il principale.
Quindi NUO Capital non è ancora azionista, ma lo diventerà se l’operazione sarà completata nelle prossime settimane.
Bialetti nella storia:
La Bialetti è un’azienda italiana celebre per la Moka Express, la famosa caffettiera inventata da Alfonso Bialetti nel 1933: la sua intuizione, fu quella di creare una macchina da caffè domestica semplice, economica ed efficace, ispirata ai sistemi di lavaggio a pressione dell’epoca.

Il design ottagonale della Moka – il cui nome deriva dalla città di Moka nello Yemen, famosa per il suo legame con il commercio del caffè – rimase quasi invariato negli anni. La svolta avvenne negli anni Cinquanta con il figlio Renato, che promosse la diffusione di campagne pubblicitarie molto efficaci, tra cui il celebre “omino coi baffi”, che ancora oggi rappresenta il marchio.

Grazie a queste strategie e alla qualità del prodotto, la Bialetti è diventata simbolo del caffè nel mondo: anche se oggi l’azienda produce una vasta gamma di prodotti per la cucina e sistemi moderni per il caffè, avvalendosi di collaborazioni con note case di moda per la realizzazione di grafiche di richiamo apposte su caffettiere e tazzine, la Moka rimane il suo emblema più riconoscibile.
Contributo a cura di Chiara Vannini