Alla vigilia di San Valentino, l’Organizzazione lancia la campagna per “visitare lo stato di salute degli adolescenti: “#Facciamoloinclasse”.
Insieme al Movimento Giovani per Save the Children e ad Aurora Ramazzotti, la campagna mira a introdurre percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole

Un anno dopo la pubblicazione della ricerca “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”, Save the Children torna ad approfondire il rapporto tra giovani e sessualità, con una pubblicazione dalla quale emerge un maggior dialogo tra genitori e figli su questi temi, ma anche la necessità di un’educazione sessuale e affettiva sistemica e multidisciplinare, per supportare i giovani nel vivere in modo sano e consapevole le loro relazioni e la loro sessualità.

Per questo l’Organizzazione lancia la campagna “Facciamolo in classe”, insieme al Movimento Giovani per Save the Children e alla TV host & content creator Aurora Ramazzotti.
Attualmente meno di un adolescente su due ha fatto educazione sessuale a scuola, il 91% dei genitori ritiene utile che l’educazione affettiva e sessuale diventi materia obbligatoria a scuola . Secondo la stessa indagine, gli adolescenti italiani, 1 su 4 pensa sia frequente subire o assistere a discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, il 22% a discriminazioni sessiste.
Il dato, però, che dovrebbe destare maggiori riflessioni, è relativo al fatto che uno su sei (16%) ha avuto le prime esperienze sessuali per non sentirsi diversa/o. Il 24% considera la pornografia una rappresentazione realistica dell’atto sessuale. Il 75% dei genitori si sente a proprio agio nel parlare di sessualità con i figli e il 13% si è dovuto confrontare con le loro relazioni “tossiche : dati su cui riflettere con le dovute attenzioni, sia come famiglia che come società in genere.
“Dalla ricerca emergono passi avanti significativi nel dialogo tra giovani e genitori sui temi della sessualità. Tuttavia, il digitale rimane la risorsa principale delle informazioni su questi aspetti e colpiscono i dati sullo scarso accesso ai servizi sanitari, ai consultori e la percentuale molto limitata di adolescenti che si sottopongono al test HIV, così come la resistenza di stereotipi e false credenze – ha dichiarato Antonella InvernoResponsabile ricerca e analisi dati di Save the Children -. Inoltre, preoccupa fortemente il comune sentire rispetto alle discriminazioni subite o testimoniate e ad alcuni comportamenti a rischio, come il binge drinking associato alla sessualità, anche se si tratta di dati basati sulla percezione delle e degli adolescenti rispetto ai loro coetanei”.
“Per educare i giovani e le giovani a relazioni sessuali e affettive sane, prevenire comportamenti a rischio, discriminazioni e violenze, è urgente una legge che preveda l’inserimento di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità, in linea con le Linee guida UNESCO sulla Comprehensive Sexuality Education e gli Standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, , nelle scuole e all’interno dei piani formativi, coerentemente con l’età dei beneficiari – ha dichiarato Giorgia D’Errico, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children –. Dalla nostra ricerca emerge che oggi solo il 47% degli adolescenti, ovvero meno di una/o su due, ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola, una percentuale che scende al 37% al Sud e nelle Isole. È necessario fornire a tutte e tutti gli strumenti di base per aiutarli a camminare tra complessità emotive, sociali e culturali. Strumenti in grado di affrontare il tema della sessualità e dell’affettività in maniera olistica, trattando argomenti come consenso, rispetto, benessere, interazioni sicure nel mondo digitale, prevenzione della violenza e delle discriminazioni, salute sessuale e prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili”
Le fonti d’informazione
È principalmente al web che gli adolescenti ricorrono quando cercano informazioni da soli sulla sessualità. Il 47% degli intervistati sceglie siti web e articoli online per informarsi sulle pratiche sessuali e il 57% quando vuole approfondire il tema delle infezioni sessualmente trasmissibili. Seguono, ma a grande distanza, altre fonti che includono libri o manuali scientifici per le infezioni sessualmente trasmissibili (22%) e video pornografici per le pratiche sessuali (per il 22%). Questi ultimi, sono utilizzati soprattutto dai più grandi (16-18 anni) per informarsi sulle pratiche sessuali.
L’accesso ai servizi
Solo il 24% degli adolescenti saprebbe con certezza a chi rivolgersi in caso di urgenza legata alla sessualità, mentre il 54% lo saprebbe solo probabilmente, ma più di uno su cinque (il 22%) non saprebbe a chi chiedere (probabilmente no 18% e sicuramente no 4%). I genitori sono più ottimisti: solo l’11% ritiene che il figlio/la figlia non saprebbe a chi rivolgersi in caso di necessità.
L’82% degli adolescenti non ha mai fatto un test HIV. Tra il 16% che lo ha fatto (principalmente maschi, 20%), il 6% si è rivolto alla farmacia o ha usato un self-test, il 5% al consultorio o a un checkpoint e il 5% in ospedale. Totalmente in linea con quanto dichiarato dai figli, il 17% dei genitori ha accompagnato il proprio figlio a fare il test dell’HIV almeno una volta.
Solo il 12% degli adolescenti è stato in un consultorio, con una percentuale leggermente maggiore tra le ragazze (15%). L’8% avrebbe voluto accedervi ma non lo ha fatto, mentre il 77% dichiara di non averne sentito il bisogno. Coerentemente con questo dato, il 13% dei genitori afferma di aver accompagnato i propri figli al consultorio. Le principali barriere all’accesso per chi avrebbe voluto andare, ma non lo ha fatto, sono la vergogna (31%) e la difficoltà a recarvisi da soli (26%). Inoltre, il 24% di chi avrebbe voluto andare, ma non lo ha fatto, segnala l’assenza di un consultorio nelle vicinanze.
Dal punto di vista dei genitori, il pediatra o il medico di famiglia sono considerati i principali alleati nella promozione della salute sessuale dei figli (49%). Seguono psicologi (24%), scuola (23%), consultori (23%) e altri medici specialisti (22%).
La percezione sui comportamenti sessuali
Oltre alle esperienze dirette, l’indagine ha voluto approfondire anche alcune opinioni degli adolescenti sui comportamenti dei loro coetanei. In particolare, è stato chiesto agli intervistati quale fosse la loro percezione rispetto alla frequenza con cui i ragazzi e le ragazze della loro fascia di età mettono in atto determinati comportamenti legati alla sessualità. Il 66% di loro ritiene possa succedere che le ragazze abbiano esperienze sessuali dopo aver bevuto molti alcolici (binge drinking) e il 69% che subiscano pressioni dal partner per avere rapporti intimi senza preservativo. Il 65% pensa che le ragazze seguano profili di informazione sessuale sui social e il 62% che guardino contenuti erotici di creator amatoriali accedendo a piattaforme per adulti. Per quanto riguarda i ragazzi, invece, l’83% degli adolescenti ritiene che guardino contenuti erotici di creator amatoriali e video pornografici (82%), il 79% film e serie TV che trattano di sesso e sessualità, mentre il 73% pensa che possano avere esperienze sessuali a seguito del binge drinking, trend ormai noto fra una popolazione prevalentemente composta da maschi, giovani, che vivono al Nord, forte consumatore di alcolici e superalcolici.