TIRO ALLA FUNE
Da non molto il termine “narrazione” è diventato di moda. A sdoganarlo è stato Alessandro Baricco. Lui ha inventato la Scuola Holden, una specie di università che insegna narrazione, appunto. Sembrava una parola riservata agli scrittori, attori, registi, insomma agli intellettuali. Noi comuni mortali abbiamo sempre detto “raccontare”, perché “narrare” ci sembrava troppo, qualcosa di più profondo. Come se la narrazione avesse in sé una componente di poesia che noi, gente da progetti mortali, non osavamo permetterci. Da qualche tempo invece abbiamo messo coraggio, fino ad abusarne. Ed io non faccio eccezione. Chiedo dunque perdono in anticipo ma sembra anche a me che narrazione abbia una marcia in più rispetto a racconto, in particolare per ciò che intendo dirvi.
Se metà dei cartelli di divieti fossero convertiti a celebrare una bellezza del nostro Paese, riscontreremmo un incremento immediato delle entrate turistiche…
La capacità di narrazione è direttamente proporzionale al successo di una persona, come di un’azienda, di un museo, fino ad uno Stato sovrano. Ebbene, io sostengo che l’Italia non sappia narrare le sue meraviglie. E che ciò costituisca uno dei principali fattori di debolezza del nostro Paese. O meglio, siamo fantastici narratori di lamentele e divieti ma pessimi narratori di soluzioni e bellezza. Per quanto riguarda i divieti basta fare un giro sulle nostre strade e autostrade, salire su un treno, entrare in un edificio di pubblica utilità per rendersi conto che siamo campioni mondiali nel celebrare i divieti. Se metà dei cartelli “Controllo elettronico della velocità” fossero convertiti a celebrare un paesaggio, un castello, un museo, insomma una bellezza nei paraggi riscontreremmo un incremento immediato delle entrate turistiche. Il nostro Paese, indubbiamente il più bello del mondo, è come un negozio pieno di cose fantastiche dove tutta la cartellonistica è dedicata alle cose che non si possono fare, nessun invito a comprare, neanche i prezzi esposti, nessuno che ti sorride e ti dia informazioni. “Din Din! Siete pregati di affrettarvi verso l’uscita. Il negozio chiude tra 6 ore, ma è meglio se non vi guardate più in giro e ve ne andate”.
Esistono due categorie di narratori: dei problemi e delle soluzioni…
Lamentarsi porta in sé un aspetto positivo perché consiste anche nel segnalare problemi che effettivamente esistono e denunciarli. Ma poi? Poi occorrerebbe occuparsi delle soluzioni. Ma questo è un mestiere più difficile, molto difficile, e poi attira antipatie poiché le soluzioni, anche le migliori, scontentano sempre qualcuno. E poi per trovare le soluzioni bisogna sgobbare, studiare, avere coraggio, capacità di cambiare idea, di trovare compromessi. Per trovare le soluzioni occorre essere capaci di provare emozioni, di commuoversi, in una parola di non essere cinici. Ecco perché i narratori di lamentele sono in netta maggioranza rispetto ai narratori di soluzioni. In entrambi gli schieramenti ci sono dei campioni, ma devo segnalare che, nella parte lamentele, noi italiani abbiamo i campioni del mondo e in tutte le categorie. Dalla mafia alla politica, dalle tasse agli eventi pubblici, ma anche nelle categorie impresa e lavoro siamo i numeri uno. Ultimamente l’Italia mi appare come una gara di tiro alla fune. Da una parte i narratori dei problemi, dall’altra i narratori delle soluzioni. È dura per i secondi, il gruppo è meno folto, godono di minori applausi, incitamenti. Però non mollano, anche perché sono più compatti tra loro, tirano in sincrono. Gli altri, i lamentatori, pur molto più numerosi, tendono al personalismo, sono meno coordinati.
Se già non lo fate, occupatevi delle soluzioni. È dovere di tutti pensare alle soluzioni, proporle, narrarle, confrontarsi…
A chi è arrivato fin qui e ha ancora voglia di leggermi per qualche riga dico: se già non lo fate, occupatevi delle soluzioni. Dopo aver dedicato il giusto tempo ad analizzare i problemi, le cose che non vanno per esempio in famiglia, oppure nel lavoro, se ne avete voglia, anche nel sociale, nella Nazione, ebbene, subito dopo pensate a come si possano risolvere questi problemi. Sforziamoci di trovare soluzioni e non crediamo ai campioni mondiali delle denunce che ci spiegano quanto non sia loro compito pensare alle soluzioni. Loro avrebbero la missione suprema di raccontarci quanto gira male il mondo, punto. Tocca poi ad altri risolvere i problemi e, qualsiasi decisione i poveretti prendano, rientrano in campo i lamentatori a demolire. È dovere di tutti pensare alle soluzioni, proporle, narrarle, confrontarsi. Ah, quanto vorrei leggere più giornalisti che, dopo aver svolto la giusta denuncia, proseguano con “Ecco secondo me la soluzione: …”!
Andiamo a tirare la fune dalla parte giusta. Lo so che è più impegnativo ma, fidatevi, alla fine sarà più divertente. C’è bella gente tra i narratori di soluzioni.
Ha fatto un grande elogio al ns paese ch’è il più bello che è unico nella biodiversità che ci piangiamo addosso invece di narrare le cose belle ed ha ragione, ma lui vive in un mondo roseo Farinetti, non con i mille € di pensione (è da pochi )o i mille dello stipendio (è da pochi)Lui se gli arriva l’😈norario dell’ avv. O del notaio non ci fa neanche caso o la cartella de agenzia dell’entrate o di Equitàlia la manda subito dal commercialista per fare il ricorso alla Commissione tributaria che poi sappiamo che l’aggiusta come è notizia di qst gg che c’erano avv. Commercialisti e GD coinvolti, mica è la prima volta che li sento dai TG o leggo dai giornali -È l’ottimismo di Mr.Bean che da qnd è premier semina ottimismo ma la realtà è un’altra!
Salve e Bravo Oscar,sottoscrivo tutto quello che dici e seguendo da tempo quello che fai, so che non perderei tempo con quelli , che non vogliono capire che essendo tutti sulla stessa barca ,sarebbe un vantaggio remare i piu`tanti possibile nella stessa direzione.Troverei
interessante poter contribuire anche come semplice cittadino al segnalare le cose belle dell’Italia.
Saluti da Ruggero 24.Settembre (Apertura Eataly Monaco di Baviera)