La realtà, ovvero le nostre realtà quotidiane sono pervase da un continuo movimento trasformativo, un cambiamento che ci lascia profondamente disorientati perché privi ormai di quelle certezze, dettate da antiche tradizioni, che assicuravano terreni sicuri da percorrere.
Le relazioni interpersonali hanno perso spessore, oppresse dall’egoismo e dall’individualismo esasperato, viviamo nel tempo delle relazioni deboli, prive di quella profondità che le renderebbe autentiche.
Agli occhi di un distratto viaggiatore il nostro tempo potrebbe apparire il tempo nel quale tutto è possibile, dove i desideri hanno precedenza assoluta, dove il senso del dovere si è dissolto, dove non ci sono più regole, il tempo nel quale ognuno gioca da solo una partita che non ha né vinti né vincitori. Ma, i nostri malesseri senza nomi ci riportano prepotentemente a dover riconsiderare il nostro bisogno di infinito, il nostro bisogno di incontrare l’altro, di riscoprirci capaci di amare.
Viviamo in un’epoca in cui le relazioni interpersonali hanno abbandonato la logica dei ruoli, che, se pur criticabile, infondeva certezza, per indossare le vesti della complessità e della pluralità.
Queste generano incertezza solo nel momento in cui si affrontano senza la giusta preparazione, senza le necessarie reti di protezione, un tempo dettate dalla tradizione, ora fornite da nuovi e vecchi valori rigenerati da nuove prospettive. Il cambiamento continuo è parte integrante della nostra realtà, è necessità innovazione, creatività. Impossibile controllarlo ma imparare a gestirlo un obbligo, pena il perdersi.
E la famiglia?
La famiglia, in particolare, come ogni aspetto della nostra esistenza, vive il cambiamento e si adatta ad esso; la sua trasformazione e la sua diversificazione strutturale sono la risposta al mutare degli eventi.
Tappe obbligate per non trasformarla in un crocevia di conflitti, in cassa di risonanza di frustrazioni e delusioni divengono il comprendere se stessi e il nostro modo di relazionare con gli altri.
La famiglia diviene per necessità il contenitore privilegiato dal quale attingere le risorse per affrontare il nostro tempo imprevedibilmente mutevole. Essere buoni adulti, diventare una coppia intelligente per poi proiettarsi nell’avventura genitoriale è una sfida coraggiosa ed avvincente, irta di ostacoli e meraviglie.
Accettare di accogliere l’altro, di confrontarsi, di lasciare aperto un varco sono veicoli che permettono a noi stessi di esplorare zone non conosciute del nostro io più profondo.
Chi è genitore conosce perfettamente le disarmanti provocazioni dei propri figli che mettono a nudo le nostre debolezze ed è proprio da lì che parte la trasformazione per essere migliori.
Maria F. Mafalda
Pedagogista ed esperta in problematiche socio-sanitarie