Annata “dannata” per l’olio questa del 2014. Per la produzione e la raccolta. In Italia e in particolare in Puglia, maggior produttrice di olive e olio; gli ettari dedicati ammontano a 360.000 di oliveto e 60 milioni di alberi di olivo.
Il clima caldo e ricco di piogge il peggior nemico. Ha determinato una vigorosa attività vegetativa a discapito della piena e pronta maturazione delle drupe che necessitano invece di basse temperature. Caldo che ha inoltre favorito il moltiplicarsi della mosca dell’olivo la temutissima Bactrocera oleae. La sua larva è una minatrice della drupa dell’olivo e ne determina la precoce caduta dell’albero.
Crediamo fermamente che l’olio extravergine di oliva sia per l’Italia assieme al vino la principale fonte di ricchezza economica import ed export.
Pertanto L’ALTRAITALIA ha intervistato un produttore pugliese, Claudio Colangelo, durante la visita alla villa sede della sua azienda agricola “BioagriNatura” situata sulla collina che guarda l’antica città di Trani. Le problematiche riscontrate quest’anno nella produzione hanno preoccupato e messo in ginocchio molti produttori e Claudio ci spiega il perchè:
Quali le difficoltà riscontrate nella produzione e raccolta delle olive quest’anno?
Il problema principale che ha interessato l’annata 2014 riguarda il clima caratterizzato da numerose piogge in ogni mese dell’anno e una temperatura calda e comunque al di sopra delle temperature tipiche soprattutto nei mesi autunnali e probabilmente anche di quelli invernali che ci approntiamo ad affrontare. Ciò ha determinato una vigorosa attività vegetativa delle piante d’olivo a discapito della piena e pronta maturazione delle drupe. Il freddo è importante e determina un rallentamento o arresto dell’attività vegetativa a vantaggio dei frutti che ricevono tutte le sostanze nutritive contenute nella linfa elaborata e non più utilizzata per l’accrescimento della pianta. Inoltre, favorisce una riduzione di acqua presente nelle drupe a tutto vantaggio della resa in olio. Normalmente la resa in olio di olive della varietà “coratina”, tipica della provincia di Barletta-Andria-Trani, varia da 18 a 22 %, quest’anno è stata di 11-15% massimo. Il clima umido e temperato ha favorito anche il moltiplicarsi dei parassiti dell’olivo, prima fra tutti la Bactrocera oleae, ovvero la temutissima mosca dell’olivo che uccide l’albero. Queste problematiche hanno interessato tutta l’area del Mediterraneo dove prevalentemente l’olivo è coltivato. Tali problemi si riversano naturalmente anche sul consumatore finale che vedrà un prezzo dell’olio aumentato del 40% rispetto al 2013.
Bioagrinatura. La sua azienda coltiva biologico. Quali i vantaggi?
Il principale vantaggio, per ovvi motivi, è l’assenza di impatto ambientale. Qualunque sostanza chimica immessa nell’ambiente determina comunque un danno di entità variabile; se si considera inoltre che spesso gli agricoltori non rispettano le prescrizioni indicate nelle etichette dei cosiddetti “fitofarmaci” andando a irrorare quantità superiori a quelle stabilite per legge “al fine di ottenere una maggior e sicura efficacia contro tutti i parassiti” e in assoluta assenza di controlli, è facile intuire il danno spesso irreversibile per l’ambiente.
Produrre biologico significa produrre come hanno prodotto gli agricoltori che ci hanno preceduto per millenni fino al dopo guerra.
Dopodichè, purtroppo, per uscire dalla carestia causata dalla guerra c’è stata la crescita esponenziale delle aziende produttrici di prodotti chimici per l’agricoltura sfruttando il bisogno imminente di produrre quanto più cibo possibile. Quindi l’eccezionale è il coltivare con l’ausilio di sostanze chimiche non già il coltivare seguendo il metodo biologico o naturale.
L’utilizzo sproporzionato e massiccio dei fitofarmaci, a cui abbiamo passivamente assistito impotenti, ha determinato un forte scompenso dell’ecosistema. Da una parte si è cercato di sconfiggere i parassiti ritenuti dannosi per le colture, determinando invece una loro resistenza sempre maggiore ai fitofarmaci che ogni anno devono essere rivisti e potenziati, dall’altra abbiamo distrutto gran parte di quegli insetti e parassiti utili all’uomo che in un ecosistema non compromesso contengono l’espansione dei parassiti dannosi (come è avvenuto quest’anno con la mosca olearia, nonostante i numerosi trattamenti con fitofarmaci effettuati dalla maggioranza degli agricoltori che non seguono il metodo biologico). Produrre biologico significa ottenere produzioni inferiori poiché le piante non sono forzate a produrre. La qualità è dunque nettamente superiore dal punto di vista organolettico e soprattutto alimentare. Nonostante gli sforzi che la Comunità Europea sta compiendo da decenni per favorire l’agricoltura biologica, siamo ancora troppo lontani dal giorno in cui si tornerà a coltivare genuino come i nostri nonni; è la mentalità del consumatore che deve cambiare e che non deve farsi ammaliare dalla bellezza di un frutto o di una confezione ma dal suo sapore e qualità.
Cosa ne pensa della nuova normativa europea? Ossia a ristoratori, baristi e pizzaioli non sarà più consentito “dribblare” sulla autenticità dell’olio che mettono su tavoli e banconi (è compreso l’obbligo del tappo anti-rabbocco). E chi farà il furbo verrà multato fino a 8mila euro e rischierà la confisca del prodotto.
Naturalmente penso che sia un altro passo verso il rispetto per il consumatore il quale deve essere sempre informato su ciò che sta acquistando o consumando. Si tratta comunque di un piccolo passo, utile ma non sufficiente poiché il consumatore non può sapere o verificare ciò che succede nelle cucine o laboratori degli esercizi che somministrano alimenti e bevande. Auspico pertanto che i controlli da parte delle autorità competenti diventino sempre più capillari.
E del +45% di importazione dall’estero (Spagna in particolare)?
In un libero mercato come è quello europeo e mondiale è impensabile contrastare o impedire le importazioni di qualunque cosa. Ciò che invece si deve pretendere è poter sapere esattamente il luogo d’origine di un qualunque prodotto, soprattutto se alimentare. Per quanto riguarda l’olio extravergine d’oliva vige già l’obbligo di indicare l’origine delle olive e qualora l’olio provenga da altre nazioni è obbligatorio indicare la dicitura “olio comunitario”. Insisto nel dire che è il consumatore che va informato ed educato alla buona alimentazione, deve diventare un pensiero costante l’idea di prediligere alimenti provenienti da brevi distanze, i cosiddetti Km 0, sia per il minimo impatto ambientale che per la possibilità di incontrare direttamente i produttori e conoscere le aziende ed i metodi di coltivazione.
Infine cosa propone per il futuro, ha soluzioni e suggerimenti da dare agli altri produttori?
Spero che i produttori acquistino sempre più informazioni e nozioni tecniche e non si lascino incantare dalle promesse di produzioni esagerate e senza difetti grazie a miracolosi concimi o fitofarmaci. Spero pensino a quanti prodotti chimici normalmente da loro utilizzati ogni anno vengono banditi dal commercio perché dichiarati pericolosi e cancerogeni e sostituiti da altri che puntualmente verranno a loro volta banditi. Se tutti gli agricoltori sposassero il metodo dell’agricoltura biologica in breve tempo si avrebbe un riassesto dell’ecosistema e non servirebbe più il massiccio intervento ad opera dell’uomo, con tutti i benefici che ne seguirebbero. Per quanto concerne la commercializzazione dell’olio e dei prodotti in generale è bene che ci sia una giusta valorizzazione prediligendo la qualità e non già la quantità, anche richiedendo un prezzo maggiore.
E se il singolo non riesce a far valere le proprie richieste è necessario unirsi, associarsi creando cooperative.
Azienda Agricola Bioagrinatura di Colangelo Claudio:
Ettari oliveto: 8
2013 | 2014 | differenza | |
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Olive raccolte Kg | 25.000 | 10.000 | 15.000 |
Olio prodotto Kg | 4.700 | 1.500 | 3.200 |